sabato 3 dicembre 2011

MARK STRAND, CENTO VIRGILIANUS, trad. A.Pancirolli

Così, mentre passavamo sotto la volta del cielo immenso,
portati da burrasche e mari in tempesta, giungemmo,
chiedendoci su quale spiaggia del mondo
fossimo approdati. L' ululato dei cani
si sentiva  nel crepuscolo
e sulle tombe crepitava il suono
di un fuoco di stoppia sferzato dal vento;
e poi, da cortili ghiacciati
 si alzarono i gemiti strazianti delle  donne
contro le silenziose stelle dorate.
Dapprima, non ci mancarono le città da cui eravamo partiti -
le case dipinte di rosa e di verde, i cigni che si cibavano
tra i canneti sul fiume, i lampi della luce d' estate
che  si allargavano sui i pascoli.
Ed anche se avevamo creduto di trovare Apollo qui,
finalmente sul trono, anche se un freddo paralizzante
ci gelava le ossa, cosa importava infine.
Eravamo giunti in un luogo
dove tutto piange per come va il mondo.


And so, passing under the dome of the great sky,
Driven by storms and heavy seas, we came,
Wondering on what shore of the world
We were cast up. The howling of dogs
Was heard across the twilight,
And over the tombs the rumbling sound
A grassfire makes when it is whipped  by the wind;
And later on, from icy courtyards,
The high-pitched wails of women rose
Against the silent golden stars.
At first, we didn't miss the towns we' d started from -
The houses painted pink and green, the swans feeding
Among the river reeds, the showers of summer light
Sweeping over the pasturelands.
So what if we' d hoped to find Apollo here,
Enthroned at last, so what if a cramping cold
Chilled us to the bone. We' d come to a place
Where everythings weeps for how the world goes.









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