Questa di Strand non è una vera e propria traduzione, ma un avvicinamento a Leopardi
Leopardi di Mark Strand
ed alla sua poetica: La notte è mite e chiara and without wind...
Leopardi di Mark Strand
The night is warm and clear and without wind.
The stone-white moon waits above the rooftops
and above the nearby river. Every street is still
and the corner lights shine down only upon the bunched shapes of cars.
You are asleep. And sleep gathers in your room
and nothing at this moment bothers you. Jules,
an old wound has opened and I feel the pain of it again.
While you sleep I have gone outside to pay my late respects
to the sky that seems to gentle
and to the world that is not and that says to me
"I do not give you any hope. Not even hope."
Down the street there is the voice of a drunk
singing an unrecognizable song
and a car a few blocks off.
Things pass and leave no trace,
and tomorrow will come and the day after,
and whatever our ancestors knew time has taken away.
They are gone and their children are gone
and the great nations are gone.
And the armies are gone that sent clouds of dust and smoke
rolling across Europe. The world is still and we do not hear them.
Once when I was a boy, and the birthday I had waited for
was over, I lay on my bed, awake and miserable, and very late
that night the sound of someone's voice singing down a side street
dying little by little into the distance,
wounded me, as this does now.
La sera del dì di festa Leopardi
La notte è mite e chiara e senza vento,
e la luna silenziosa sta pensile sopra i tetti e
in mezzo agli orti, e da lontano illumina
nitidamente il profilo di ogni montagna.
O donna mia, ogni sentiero tace e
la lampada notturna trapela qua e là:
tu dormi, da quando un facile sonno
ti prese nelle tue silenziose stanze; e
nessun affanno ti tormenta; e
non sai, né ti immagini, quale profonda
ferita mi hai aperto nell’anima.
Tu dormi: io mi affaccio a salutare
questo bel cielo, che appare buono
alla vista, e mi affaccio a salutare
l’antica onnipossente Natura,
che mi generò ad una vita di tormenti.
Mi disse che a me avrebbe negato
la speranza, ogni speranza
(di poter essere un giorno felice);
mi disse che i miei occhi avrebbero
brillato solo di pianto.
Questo giorno fu festivo: e tu donna mia
lascia stare gli svaghi; e forse, in sogno, ti ricordi
a quanti piacesti e quanti ti piacquero;
io non ritorno nel tuo pensiero, e non
mi illudo di ritornarti nel pensiero.
Intanto io chiedo quanto tempo mi
resti da vivere, e qui per terra
mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni
Orrendi in età giovanile! Ahi, per la via
odo, non lontano (da qui), il solitario canto
dell’artigiano che, a tarda notte,
dopo gli svaghi, ritorna a casa sua;
e il cuore, dolorosamente, mi si stringe
se penso come tutto al mondo passa
e quasi non lascia orma. Ecco, il dì festivo
è passato, e il giorno feriale lo segue,
e il tempo si porta via ogni umano evento.
Dov’è il suono dei popoli antichi?
Dov’è il grido dei nostri avi famosi?
Dov’è l’impero di quella famosa Roma?
Dove sono le armi e il fragore con i quali
essa conquistò altre terre e altri mari?
Ora tutto è pace e silenzio, e
tutta la gente riposa in pace, e
non ragiona più di loro.
Nella mia prima fanciullezza,
quando aspettavo bramosamente
il giorno festivo, e dopo che esso passava,
io, sveglio e triste, stavo sul letto;
e nella tarda notte un canto, che si udiva
morire a poco a poco,
dal momento che si allontanava,
allo stesso modo mi rattristava il cuor
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