BUT NONE OF IT'S TRUE

BUT NONE OF IT' S TRUE


"...
my poetry — well, I leave that to you. "

sabato 24 dicembre 2011

Jean Nordhaus interviews Mark Strans on BELTWAY POETRY QUARTERLY

  Beltway Poetry Quarterly

Beltway Poetry Quarterly is an award-winning online literary journal and resource bank that showcases the literary community in Washington, DC and the surrounding Mid-Atlantic region, and the issues most important to that community.

http://washingtonart.com/beltway/about.html 


Nordhaus: How does it feel to be Poet Laureate/Consultant in Poetry of a state which seems to be at war?
 
Strand: Well, my thoughts clearly are confused. The war is new and I find myself watching it on TV both in horror and astonishment at the technological virtuosity we display. Part of me is thrilled by it . . . . but, then, it's so removed—you're getting an edited version of the war thrice removed, pictures that were taken in a moving aircraft transposed to another medium. What it does is create distance . . .



An interview with Mark Strand by Jean Nordhaus


Home Page de A Poetry Quarterly

venerdì 23 dicembre 2011

THE UNTELLING, Mark Strand / LA DENARRAZIONE trad. A Panciroli ( Unica traduzione italiana on line)


THE UNTELLING
La denarrazione


He leaned forward over the paper
and for a long time saw nothing.
Then, slowly, the lake opened...




Si piegò sul foglio
e per molto tempo non vide niente.
Poi, lentamente, il lago si aprì
come un occhio bianco
e lui si sentì un bambino,
giocava con i cugini,
c' era un prato
ed un filare di alberi
giungeva fino all' acqua.
Era un tiepido pomeriggio d 'Agosto
e c' era un festa
che iniziava.
Si piegò sul foglio
e scrisse:

I waited with my cousins across the lake...


Aspettavo con i miei cugini oltre il lago,
e guardavo gli adulti passeggiare sulla riva lontana
lungo la sponda all' ombra degli olmi. Faceva caldo.
Il cielo era sereno.  Io ed i cugini restammo
per ore tra i grossi rami, guardavamo
i nostri genitori, e sembrava che nulla sarebbe iniziato
nelle loro vite per farle cambiare , neanche l' uomo
che correva sul prato. agitava un foglio
di carta ed urlava. Si mossero al di là delle richieste
del tempo, oltre qualsiasi notizia vi fosse,
e non videro il buio che iniziava a diventare profondo
tra gli alberi e i cespugli,  e risalire nelle pieghe
dei  vestiti e sul bianco inamidato
delle loro camicie. Come onde giungevano
risate sull' acqua fin dove noi bambini stavamo a guardare.
Una scena che non era nostra. Noi eravamo
troppo lontano, e presto ce ne saremmo andati.

He leaned back
How could
the scene was not his?



Si sedette.
Come poteva sapere
che non era sua la scena?
L'estate era con lui,
le voci erano tornate, e vedeva i volti.
Il giorno era iniziato prima della festa;
la mattina era piovuto
e all' improvviso era tornato il sole.
Gli orli dei vestiti erano bagnati.
Le scarpe degli uomini luccicavano.
C' era una nuvola a forma di mano
che si abbassava piano.
Non c' era modo di sapere
perchè ci fossero momenti in quel pomeriggio
in cui il prato sembrava vuoto, o perchè ancora
si sentissero  le voci degli adulti.
Prese quel che aveva scritto
e lo mise da parte.
Si sedette e scrisse di nuovo:


We all went to the lake, over the lawn...



Ce ne andammo tutti verso il lago, sul prato,
camminavamo senza dire una sola parola. Lontano
dalla casa,  dove gli olmi  ci facevano ombra.
Il sole si alzava, sollevando l' umidità,  e faceva
risplendere il lago come una lamina chiara avvolta
dalla foschia. Ci sedemmo e guardammo l' acqua, poi
ci addormentammo sull' erba. Faceva più freddo.
Il vento scuoteva gli alberi. Restammo sdraiati così a lungo da immaginare
una mano che scostava le foglie cadute dai nostri volti.
Ma non era  autunno , e alcuni di noi, i più giovani,
si alzarono e andarono sull' altra riva del lago
a fissare gli uomini e le donne che dormivano; gli uomini
con le bianche camicie inamidate, le donne nei vestiti  dai colori chiari.
Li guardammo tutto il pomeriggio. E un uomo uscì di corsa
dalla casa, urlava e sventolava un foglio.
E chi dormiva si alzò come se non fosse accaduto niente,
come se la notte non avesse iniziato a muoversi
tra gli alberi. Sentimmo le loro risate, dopo
i loro sospiri. Si sdraiarono ancora, e l' oscurità  cadde
sul prato e li nascose. Per quanto ne possiamo sapere
erano ancora là, le braccia incrociate sul petto,
gli abiti inamidati ormai gualciti. Non siamo più tornati.


He looked at what he had written...

Guardò quello che aveva scritto.
Quanto mancava ancora?
E perchè era diventato buio proprio allora?
E non era solo quando aveva guardato gli altri
sdraiati sul prato?
Guardava fisso fuori dalla finestra,
sperando che la gente vicino al lago,
il lago stesso, sarebbero svaniti.
Voleva andare oltre il suo passato.
Pensò che l'uomo
che correva sul prato gli sembrava familiare.
Guardò quello che aveva scritto
e si domandò come avesse attraversato il lago,
e se i suoi cugini fossero andati con lui.
Qualcuno aveva chiamato?
Qualcuno aveva alzato una mano per un saluto?
Quel che aveva scritto non gli diceva niente.
Lo mise da parte e ricominciò:


I waited under the trees in front of the house...



Attesi sotto gli alberi di fronte alla casa,
non pensando a nulla, guardando il bagliore del sole
sul tetto. Non sentii nulla,non provai
nulla, anche quando lei apparve in un lungo
abito giallo, scarpe bianche a punta, i capelli
raccolti stretti in una crocchia; anche quando
lei mi prese la mano e  mi condusse lungo il filare
di alti alberi verso il lago là dove gli altri si erano riuniti,
gli uomini nelle camicie inamidate, le donne in
abiti estivi, i bambini che guardavano l' acqua.
Anche allora, la mia vita sembrava lontana
come se stesse aspettando che io la scoprissi.
Mi tenne per mano, mi condusse verso l ' acqua.
L' orlo del suo abito era bagnato. Non disse nulla
quando mi lasciò con i miei cugini e  raggiunse
gli altri  che se ne stavano insieme. Io sapevo, tra parentesi,
che avevano detto che qualcosa sarebbe successo, che qualcuno di noi,
i più giovani, se ne sarebbero andati quel pomeriggio
e non sarebbero più tornati. Camminavo nel bosco
verso l' altra sponda del lago, le loro voci svanirono
nel fruscio di foglie e rami nel sottobosco.
Mi allontanai,  ma non aveva senso andarsene.
Mi sedetti a guardare la scena oltre il lago,
guardavo e non facevo nulla. Piccole onde di risa
si allargarono sull' acqua per poi morire.
Non ero commosso. Anche quando l' uomo
corse attraverso il prato gridando, io non feci nulla.
Era come se il vento trascinasse l' oscurità
dagli alberi fin sull' erba. Gli adulti se ne stavano
insieme. Non avrebbero mai lasciato quella riva.
Guardai la donna in giallo il cui nome
avevo iniziato a dimenticare e che aspettava con
gli altri e guardava fisso verso di me
ma non poteva vedermi. Già la luna piena
era sorta lasciando cadere  le sue ceneri bianche nel lago.
E la donna e gli altri cominciarono lentamente
a spogliarsi, e  le lievi folate di vento
sciacquarono loro la pelle, i corpi splendettero pallidi
per un breve momento tra le ombre finchè si sdraiarono
sull' erba madida. E tutti i bambini se ne erano andati.
E questo è tutto. Ed anche allora non provai
nulla. Seppi che non avrei mai più rivisto
la donna nel suo vestito giallo,
e che la scena vicino al lago non si sarebbe ripetuta,
e che quella estate sarebbe stata un luogo troppo distante 
per trovarmici di nuovo.
Sebbene abbia tentato di ritornare, mi sono sempre
trovato qui, dove sono ora. Il lago
esiste ancora, ed anche il prato, ma le persone
che dormirono qui in quel pomeriggio non si sono più viste da  allora.




It bothered him,
as if too much had been said...


Questo lo preoccupava,
come se troppo fosse stato detto.
Avrebbe preferito
il lago senza alcuna storia
o nessuna storia e nessun  lago.
La sua ricerca era una forma di evasione:
più tentava di scoprire
più c' era qualcosa da nascondere
meno capiva.
Se avesse proseguito,
avrebbe perso tutto.
lo sapeva
e ricordò quel che poteva -
sempre da lontano,
sull' altra sponda del lago,
o oltre il prato,
svaniva per sempre, sempre lì.
E la donna e gli altri lo avrebbero salvato
e lui li avrebbe salvati.
Mise la mano sul foglio.
Avrebbe scritto una lettera all' uomo
che correva sul prato.
Avrebbe detto quello che sapeva.
Mise la testa tra le braccia e cercò di dormire.
Sapeva che  la notte una volta era arrivata,
che qualcosa era accadutouna volta.
Voleva sapere,ma non voleva sapere.
Forse qualcosa era accaduto
in un pomeriggio d'agosto.
Forse lui era là o aspettava di essere là,
aspettava di attraversare un prato
verso un lago dove delle persone  guardavano
oltre l'acqua.
Sarebbe arrivato correndo
e sarebbe stato ormai tardi.
Le persone sarebbero state addormentate.
I loro bambini sarebbero stati lì a guardarli.
Lui avrebbe portato quello che aveva scritto
poi si sarebbe sdraiato con gli altri.
Sarebbe stato l' uomo
che era diventato, l' uomo
che avrebbe corso attraverso il prato.
Ricominciò:

I sat in the house that looked down on the lake...


Sedevo nella casa che dà sul lago,
sul prato, i boschi accanto al prato. Sentiì
i bambini vicini alla riva, le loro voci si alzarono
là dove  nessun ricordo del luogo sarebbe mai giunto.
Io guardai le donne, gli uomini vestiti in bianco, passeggiavano
nella calura di agosto. Chiusi la finestra
e li vidi passare atttraverso il vetro velato,
ogni volta più lontano. Gli alberi iniziavano
a scurirsi ed i bambini se ne andarono. Vedevo
l' acqua svanire in lontananza nell' ombra grigia
dell' erba e del sottobosco  di là del lago.
Ho pensato di vedere i bambini seduti, guardavano
i padri e le madri in una lento corteo lungo
la riva. Le forme tra gli alberi cambiavano.
Avrebbe potuto essere un bambino quello ho visto, il suo viso.
Avrebbe potuto essere solo il mio volto  che mi guardava.
Mi sentivo scendere  dentro il futuro.
Guardavo oltre il prato, di là dal lago,
oltre il buio in attesa, la fine dell' estate,
la fine dell' autunno, l' aria gelida, il silenzio,
e ancora, di nuovo, il vetro della finestra. Io ero
dove ero, dove sarei stato, e dove sono.
Guardai gli uomini e le donne mentre l' occhio
bianco del lago cominciava a chiudersi e sprofondava
nel blu, infine nel nero. Era troppo tardi
per poter chiamare i bambini. Giacevano sull' erba
mentre il vento soffiava e cadevano le prime foglie.
Avrei voluto dir loro qualcosa. Vidi me stesso
correre, agitare un foglio, e poi gridare,
dire a tutti loro che avevo qualcosa da dare loro,
ma quando arrivai se ne erano andati.




He looked up from the paper


 Alzò gli occhi dal foglio
e vide se stesso nella finestra.
Era una sera d' agosto
ed era stanco,
gli alberi oscillavano
il vento scosse la finestra.
Era tardi.
Non era importante.
Non avrebbe mai potuto raggiungere
il suo passato. La sua vita
rallentava.
Se ne andava.
Ne aveva coscienza,
poteva sentirlo nel suo discorso,
Poteva sembrare nulla,
tuttavia l' avrebbe tramandata.
E i suoi figli avrebbero vissuto in essa.
anche loro l' avrbbero tramandata,
e sarebbe sempre sembrato
come se la speranza morisse, che lo spazio si aprisse,
come un prato, o un lago,
 un pomeriggio.
E il dolore non avrebbe potuto darle
il senso che mancava;
Non c' era alcun dolore,
soltanto la scomparsa.
Ma perchè aveva iniziato allora?
Era stanco,
e cadde in un sonno profondo,
e dormì dove si trovava,
e dormì senza sognare,
così quando si svegliò
gli parve che nulla fosse accaduto.
 Il lago si aprì come un occho bianco,
gli olmi si alzarono sul prato,
ed il sole sopra gli olmi.
Era come se lo ricordava -
la bruma, il buio, la calura,
i boschi sull' altra sponda.
Sedette a lungo
e vide che erano arrivati
e stavano sul prato.
Lo aspettavano,
guardando la finestra dabbasso.
Il vento scompigliò loro i capelli
ma nessuno si mosse.
Aveva paura di seguirli.
Sapeva cosa sarebbe accaduto.
Sapeva che i bambini  si sarebbero allontanati
che lui si sarebbe sdraiato con i loro genitori.
Ed ebbe paura.
Quando si voltarono
e camminarono fino al lago
tra l' ombra proiettata dagli olmi
I bambini si allontanarono davvero.
Li vedeva lontano, appena
oltre il lago, e si chiede se qualcuno
un giorno sarebbe tornato
proprio lì dove lui trovava adesso.
Vedeva  gli adulti sul prato,
iniziavano a distendersi.
E volle avvisarli,
dire loro ciò che sapeva
Corse fuori dalla casa in direzione del lago,
sapeva che sarebbe stato troppo tardi,
che l' avrebbero lasciato solo
a continuare.
Quando arrivò al lago
se ne erano andati,
ed era solo nel buio
non poteva parlare.
Restò immobile.
Sentiva il mondo ritrarsi
dentro le nuvole,
nei ripiani di aria.
Chiuse gli occhi.
Pensò al lago,
ai muri di alghe.
Pensò alla falena addormentata
nella polvere delle sue ali,
al pipistrello appeso negli alberi cavi.
Sentì in quel momento di essere
più del suo bisogno di sopravvivenza,
più delle proprie perdite,
perchè lui era meno di qualsiasi cosa.
Oscillava avanti ed indietro.
Il silenzio era dentro di lui
e aumentava come la gioia,
come l' inizio.
Quando aprì gli occhi,
il silenzio dilagava, i fogli
di buio sembravano senza fine,
i fogli che aveva tenuti ben stretti in mano.
Volse le spalle e camminò verso la casa.
Arrivò nella stanza
che dava sul prato.
Si sedette ed iniziò a scrivere:

                                                           
                                                                      THE UNTELLING
                                                 To the Woman in the Yellow Dress








Interessantissimo saggio Wordsworth stranded: the Prelude and Mark Strand' s " The Untelling" di Malcolm Woodland



sabato 10 dicembre 2011

Mark Strand - Poetry Archive

 . 




 On winning the Wallace Stevens award in 2004, Strand said: "When I began writing poetry, he's the poet I wanted to sound like. His name means a great deal to me", and when writing about lyric poetry in general he has said: "At their best, they represent the shadowy, often ephemeral motions of thought and feeling, and do so in ways that are clear and comprehensible. Not only do they fix in language what is often most elusive about our experience, but they convince us of its importance, its truth even."




THE STORY, Mark Strand

La solita vecchia storia: lamentele sulla luna
che affonda  nel mare, sulle stelle che svaniscono
                                                     nella prima luce
sul prato umido di rugiada, il prato argenteo, il prato freddo.

Continua ancora: un uomo fissa la sua ombra
e dice che è la cenere di se stesso a staccarsi, dice che
                                                                   i suoi giorni
sono i veri buchi neri dello spazio. Ma niente di questo è vero.

Sai di quale storia parlo: di quella sui minuti che muoiono,
e le ore, e gli anni; è la storia che racconto,
riguarda me stesso, riguarda te, riguarda tutti.

lunedì 5 dicembre 2011

MARK STRAND, da DARK HARBOR, XXXI

Eccoci qui nel Labrador. Ho sempre
voluto essere qui, con te specialmente,
in questa capanna di tronchi, il camino acceso.

Indossi un abito di Calvin Klein ed io
la giacca di velluto dello smoking di mio padre. E' tutto.
Perchè? Perchè sono felice. E aspetto

da te il primo segno per cui dovremmo
andare a letto. Questi momenti di vertiginosa attesa
sono i più felici della mia vita. Mi chiedo

se non facciamo parte della profezia di qualcuno
di quel che il mondo potrebbe essere al suo meglio, se noi,
in questo paesaggio gelido senza possibilità di

fare shopping, siamo dove il mondo è diretto?

sabato 3 dicembre 2011

POETRYANDPOETS.BLOGSPOT.COM

Dall' interessante blog http://poetryandpoets.blogspot.com/ con numerosi riferimenti alla poesia di Mark...

MARK STRAND, CENTO VIRGILIANUS, trad. A.Pancirolli

Così, mentre passavamo sotto la volta del cielo immenso,
portati da burrasche e mari in tempesta, giungemmo,
chiedendoci su quale spiaggia del mondo
fossimo approdati. L' ululato dei cani
si sentiva  nel crepuscolo
e sulle tombe crepitava il suono
di un fuoco di stoppia sferzato dal vento;
e poi, da cortili ghiacciati
 si alzarono i gemiti strazianti delle  donne
contro le silenziose stelle dorate.
Dapprima, non ci mancarono le città da cui eravamo partiti -
le case dipinte di rosa e di verde, i cigni che si cibavano
tra i canneti sul fiume, i lampi della luce d' estate
che  si allargavano sui i pascoli.
Ed anche se avevamo creduto di trovare Apollo qui,
finalmente sul trono, anche se un freddo paralizzante
ci gelava le ossa, cosa importava infine.
Eravamo giunti in un luogo
dove tutto piange per come va il mondo.


And so, passing under the dome of the great sky,
Driven by storms and heavy seas, we came,
Wondering on what shore of the world
We were cast up. The howling of dogs
Was heard across the twilight,
And over the tombs the rumbling sound
A grassfire makes when it is whipped  by the wind;
And later on, from icy courtyards,
The high-pitched wails of women rose
Against the silent golden stars.
At first, we didn't miss the towns we' d started from -
The houses painted pink and green, the swans feeding
Among the river reeds, the showers of summer light
Sweeping over the pasturelands.
So what if we' d hoped to find Apollo here,
Enthroned at last, so what if a cramping cold
Chilled us to the bone. We' d come to a place
Where everythings weeps for how the world goes.









,

domenica 27 novembre 2011

artnet Galleries: Island Studies by Mark Strand from Goya Contemporary

artnet Galleries: Island Studies by Mark Strand from Goya Contemporary: Island Studies by Mark Strand is available at Goya Contemporary. Find comprehensive details on this artwork, contact the gallery, or find more artworks in artnet Galleries.



MARK STRAND SELF PORTRAIT

Artist Mark Strand
Title Self-portrait (+ Self-portrait, smllr; 2 works)
Medium ink on paper
Size 9.8 x 6.9 in. / 25 x 17.5 cm.
Misc. Signed
Sale Of Bloomsbury Auctions - New York: Thursday, September 24, 2009
[Lot 148]
Self Portraits: The Burt Britton Collection

sabato 26 novembre 2011

THE PREDICTION / PROFEZIA Mark Strand, trad. A, Pancirolli

La notte che la luna andò alla deriva sullo stagno,
mutando l' acqua in latte, e sotto
i rami degli alberi,  gli alberi azzurri,
camminava una ragazza, e per un istante

il futuro la raggiunse:
pioveva sulla tomba del marito, pioveva
sui prati dei figli, aria fredda
le riempiva la bocca, sconosciuti  traslocavano nella sua casa,

nella sua stanza un uomo scriveva una poesia, la luna che vi vola dentro,
una donna passeggia sotto gli alberi, pensa alla morte,
pensa all' uomo che la pensa, e il vento soffia più forte
e rapisce la luna lasciando la pagina nera.


/the-prediction-by-mark-strand/

sabato 19 novembre 2011

Dreamers Rise: Found in translation (Mark Strand)

Dreamers Rise: Found in translation (Mark Strand): Who cares if old age comes, what is old age? Your shoulders are holding up the world and it's lighter than a child's hand. Wars, famine, fa...




You must look for them
under the drop of wax that buries a word in a book
or the name at the end of a letter
that lies gathering dust.
Look for them
near a lost bottlecap,
near a shoe gone astray in the snow,
near a razorblade left at the edge of a clif

MARK STRAND traduce CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE

The Onset of Love




The hammock between two mango trees
swayed in the sunken world.
It was hot, windless.
Above was the sun,
between were leaves.
It was broiling.

And since I had nothing to do, I developed a passion for the legs of the laundress.

One day she came to the hammock,
curled up in my arms,
gave me a hug,
gave me her breasts
that were just for me.
The hammock turned over,
down went the world.

And I went to bed
with a fever of forty degrees.
And a giant laundress with giant breasts was spinning around in the greenness of
space.

 
Dawn


The poet rode the trolley drunk.
The sun came up behind the yards.
The small hotels slept very sadly.
The houses too were drunk.

Everything was a total wreck.
Nobody knew that the world was going to end
(only a child did but kept it quiet),
that the world was going to end at 7:45.
Last thoughts! Last telegrams!

Joe who listed pronouns,
Helen who loved men,
Sebastian who ruined himself,
Arthur who never said anything,
set off for eternity.

The poet is drunk, but
he hears a voice in the dawn:
Why don't we all go dancing
between the trolley and the tree?

Between the trolley and the tree
dance, brothers!
Even without music
dance, brothers!
Children are being born
with so much spontaneity.
Love is fantastic
(love and what it produces).

Dance, brothers!
Death will come later
like a sacrament.

Mark Strand Ottantanovenuvolepiùuna: Carlos Drummond de Andrade R...

Mark Strand Ottantanovenuvolepiùuna: Carlos Drummond de Andrade R...: Carlos Drummond de Andrade Residue From everything a little remained. From my fear. From your disgust. From stifle...

MARK STRAND, MOON , traduzione A. Pancirolli

 Open the book of evening to the page...





Apri il libro della sera alla pagina
dove la luna, sempre la luna, appare

tra due nuvole, così piano che sembrerà
siano trascorse ore prima di arrivare alla prossima pagina

dove la luna,  più luminosa adesso, apre un sentiero
per portarti via da ciò che hai conosciuto

tra quei luoghi dove quel che desideravi si avvera,
la sua sillaba solitaria come una frase in equilibrio

sul ciglio del significato,  nell' attesa di pronunciare il suo nome
ancora una volta ed alzi gli occhi dalla pagina

 chiudi il libro, e senti ancora come era
essre in quella luce, quel subitaneo paradiso di suono.

domenica 13 novembre 2011

MARK STRAND, THE END / LA FINE traduzione A. Pancirolli

Non ogni uomo conosce cosa canterà alla fine
guardando il molo e la nave che salpa, o cosa sentirà
quando sarà catturato dal ruggito del mare, immobile, alla fine
o cosa spererà quando sarà chiaro che non tornerà più.

Quando non è più tempo di potare la rosa, accarezzare il gatto,
quando il tramonto che infiamma il prato e la luna piena che lo gela
 non appariranno più , nessuno conosce cosa scoprirà invece.
Quando il peso del passato poggia contro il nulla, e il cielo

non è altro che luce ricordata, e le storie di cirro
e cumulo hanno termine, e tutti gli uccelli restano sospesi in volo,
non ogni uomo conosce cosa lo aspetta, o cosa canterà
quando la nave in cui si trova scivola nel buio, alla fine.



Cfr...Originale in inglese e traduzione in lingua spagnola di E. Zeindeverger

sabato 12 novembre 2011

da IL MONUMENTO, MARK STRAND, traduzione A. Pancirolli

Un libro "scritto  al futuro anteriore", destinato dallo stesso autore  ad essere il suo unico e imperituro ricordo...

Or let me put it this way,. You must imagine that you  are the autor of this work, that the wind is blowing from the northeast, bringing rain that slaps and spatters against your windows.  You must imagine  the oceans' s swash and backwash sounding hushed and muffled. Imagine a long room with a light at one end, illuminating a desk, a chair, papers. Imagine someone is in the chair. Imagine he is you...

     ***    ***   ***


Oppure, diciamo così. Devi immaginare di essere l' autore di questo libro, che il vento venga da nord-est, e porti la pioggia che schiaffeggia e schizza contro le finestre.  Immagina i frangenti   e la risacca dell' oceano  risuonare lontano. Immagina una lunga stanza e in angolo una luce che illumina una scrivania, una poltrona, delle carte. Immagina qualcuno seduto. Immagina di essere tu...


Titolo originale The Monument, Mark Strand, 1978

2010 Fandango Libri s.r.l.

traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan





domenica 6 novembre 2011

MARK STRAND, WHAT IT WAS, II, Traduzione A. Pancirolli

Era l' inizio di una sedia;
era il divano grigio; era i muri,
il giardino, la strada sterrata; era il modo
in cui la luna in rovina  le cadeva sui capelli.
Era quello, ed era di più. Era il vento che spezzava
gli alberi; era il caos  ed il disordine  delle nuvole, la spiaggia
ricoperta di stelle. Era l' ora che sembrava dire
che se conoscevi in quale momento davvero si era, non avresti
mai più chiesto qualcosa. Era quello. Certo era quello.
Era anche ciò che non era mai avvenuto - un momento così pieno
che quando sparì, come doveva,  la tristezza non poteva
neppure contenerlo. Era la stanza che sembrava immutata
dopo così tanti anni. Era quello. Era il cappello
che lei aveva dimenticato, la penna che lei aveva lasciato sul tavolo.
Era il sole sulla mia mano. Era il calore del sole. Era il modo
in cui mi sedetti, il modo in cui aspettai per ore. Era quello. Solo quello.



WHAT IT WAS, su GOOGLE BOOK 

sabato 13 agosto 2011

MARK STRAND READS THE COUPLE ( Video by UCBooks), ENGLISH SUBTITLES

Poesia letta da Mark Strand, Video del reading, con sottotitoli in inglese, in occasione del Erotikon Symposium organizzato dalla Università di Chicago nel 2001.





Cfr http://ottantanovenuvole.blogspot.








The Erotikon symposium brought together a stellar group of intellectuals to discuss, debate, and celebrate the nature, history, and power of eros through its manifold embodiments in the cultural arts. The symposium inspired the book Erotikon: Essays on Eros, Ancient and Modern now available from the University of Chicago Press. Below are selections from the presentations at the Erotikon symposium held at the University of Chicago in March of 2006.

                               

mercoledì 10 agosto 2011

Eating Poetry (2011)- Andrew Watts


Eating Poetry ha ispirato numerosi filmati su You Tube.
Questo è sicuramente il più artistico ed originale




martedì 26 luglio 2011

A POET ALPHABET di Mark Strand

A sta per assenza. A volte - ma non sempre- è piacevole pensare che altre persone forse parlano di voi quando non siete presenti, che siete oggetto di una conversazione che non avete pilotato su di voi e la cui evoluzione dipende dalla vostra assenza. E' quello che accade alle celebrità. E ai morti. Possono essere gli animatori di una festa senza mai nemmeno farvi apparizione. Per coloro che non sono nè celebri nè morti, al fondo dell' anelito di essere assenti è la speranza che si sentirà la loro mancanza. Far sentire la propria mancanza viene commisurato all' essere amati. Vero, non essere il destinatario attivo o vivo di ciò che qualcuno desidera ardentemente può sembrare un ben misero destino. Ma non richiede alcuno sforzo. Statevene lì e interferirete con l' amore che potrebbe essere essere vostro; morite, e dischiuderete uno spazio tutto per voi.

Da L' ALFABETO DI UN POETA, MARK STRAND, a cura di Damiano Abeni. EDIZIONI L'OBLIQUO


domenica 24 luglio 2011

Mark Strand, taken from “A Poet’s Alphabet”

N is for Neruda, who was a genius but in whose writing beauty and banality are inextricably mixed.  His poems are a sort of wishful thinking.  To read him is to participate in the verbal correction of what are universally perceived as social or natural inequities.  Mundane items, modified by adjectives denoting the rare or celestial, are elevated to a realm of exceptional value.  A toad is melacholy, wine is intelligent, a lemon is like a cathedral.  He is a cosmetician of the ordinary.  When we read him, we are happy because everything has attained to a condition of privilege.  The universe is good after all.  Neruda’s verbal utopia, depending on one’s gullibility, is a harmless antidote to a harrowing century.  His genial reductions have moved people to simple and accommodating attitudes towards poetry who otherwise would have no use for it.”
Mark Strand, taken from “A Poet’s Alphabet” in The Weather of Words: Poetic Invention (Alfred A. Knopf, 2000).

N come Neruda, che era un genio, ma nella cui scrittura  bellezza e banalità sono inestricabilmente intrecciate. Le sue poesie sono un desiderio irrealizzabile. Leggerlo è come partecipare alla correzione verbale di quelle che sono universalmente percepite ineguaglianze sociali o naturali. Soggetti triviali,  modificati da aggettivi che denotano la rarità o il celestiale, sono innalzati ad un regno di eccezionale valore.


Pablo Neruda

One Hundred Love Sonnets: XVII

By Pablo Neruda
Translated By Mark Eisner


I don’t love you as if you were a rose of salt, topaz,   
or arrow of carnations that propagate fire:   
I love you as one loves certain obscure things,   
secretly, between the shadow and the soul.

I love you as the plant that doesn’t bloom but carries   
the light of those flowers, hidden, within itself,   
and thanks to your love the tight aroma that arose   
from the earth lives dimly in my body.

I love you without knowing how, or when, or from where,   
I love you directly without problems or pride:
I love you like this because I don’t know any other way to love,
except in this form in which I am not nor are you,   
so close that your hand upon my chest is mine,   
so close that your eyes close with my dreams.

Pablo Neruda, “One Hundred Love Sonnets: XVII” from The Essential Neruda: Selected Poems, edited by Mark Eisner. Copyright © 2004 City Lights Books.

Source: The Essential Neruda: Selected Poems (City Lights Books, 2004)

sabato 16 luglio 2011

Peter Moysaenko intervista Strand su Bombsite

 Una intervista diversa e divertente con Strand deliziosamente ironico


"PM What’s the difference between mystery and ignorance?

MS I’d like to say scrambled eggs, but I suppose I have to be serious. Mystery has to do with the unknowable; ignorance has to do with the avoidance (willed or unwilled) of knowledge."

Bombsite intervista Mark strand

" PM What sort of relationship exists between your poetry and your visual art? Does your practice of visual art move along a course, according to a drive, largely distinct from that of your poetic practice?

MS I think the two are very distinct. My visual art is an escape from poetry, and my poetry—well, I leave that to you. "


Mark Strand Ottantanovenuvolepiùuna: Mark Strand Gives Up Poetry!



Mark Strand Ottantanovenuvolepiùuna: Mark Strand Gives Up Poetry!: "Mark Strand abbandona la poesia!!! In una recente intervista con Tablet Magazine , Mark Strand annuncia di voler lasciare la poesia per d..."

giovedì 21 aprile 2011

Mark Strand 1923 Broadway Theatre Program

Programma del Mark Strand Theatre (1923)




Esisteva ( demolito nel 1987) a Broadway  un grande teatro  , poi music hall, poi cinema,Il The Mark Strand Theather...
Ovviamente non c'entra per nulla col poeta Mark Strand, però strana la coincidenza ...

Also known as Mark Strand, Warner, Warner Cinerama, RKO Cinerama, Penthouse, Orleans, RKO Warner Twin
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Strand Theatre
New York, NY
1579 Broadway
, New York, NY 10036 United States
(map)
Status: Closed/Demolished
Screens: Twin
Style: Adam

Function: Unknown
Seats: 2750
Chain: Unknown

Architect: Thomas W. Lamb
Firm: Unknown
Strand Theatre
Circa-1915 postcard view of the Strand's ornate auditorium
Photo courtesy of the public domain
The Strand Theatre was opened in 1914 for the Mitchel Mark Realty Company and was under the early direction of Samuel "Roxy" Rothapfel as the Mark Strand. It originally had a seating capacity of 2,989.

The Strand Theatre began its life with stage shows in addition to movies and also had one of the largest stages in the city in 1914. After stage shows were dropped in 1929, seating was reduced to 2,750. In the late-1930's stage shows (and vaudeville) were brought back.

After dropping stage shows on July 3, 1951, the Strand Theatre was renamed Warner Theatre, and opened with "Stangers on a Train". During 1952 to 1953, the theatre closed, was renovated and renamed Warner Cinerama. Cinerama films moved here from the Broadway Theatre, starting with "This Is Cinerama" in 1953.

In 1963, the auditorium was equipped with a 81 foot wide, 30 feet tall screen to show "Its a Mad, Mad, Mad, Mad World". World Premiere's of 70mm films included "Porgy and Bess"(June 24, 1959), "Exodus"(December 15, 1960), "The Greatest Story Ever Told"(February 15, 1965), "Grand Prix"(December 21, 1966 and "Camelot"(October 25, 1967).

On July 30, 1968, the theatre reopened as a triplex. The Warner Cinerama theatre with 1,000 seats occupied the main floor. The former balcony became the 1,200 seat Penthouse Theatre. A third theatre built in the old Stand's stagehouse was also opened, called the Cine Orleans, which had its own entrance on W. 47th Street. In the early-1980's the Cinerama and Penthouse were remodeled and renamed the RKO Warner Twin.

Unfortunately, on February 8th 1987, after a long and eventful life, one of the greatest movie palaces of New York City closed and was demolished.
                                     Contributed by Cinema Treasures, Warren, Orlando Lopes

MARK STRAND ' s Bibliography (In English)

Bibliography excerpt from The Poetry Foundation

 

Mark Strand a Parole Spalancate 2010
foto 36° Fotogramma - Marco Dragonetti

 

 

 

POETRY
  • Sleeping with One Eye Open, Stone Wall Press, 1964.
  • Reasons for Moving: Poems, Atheneum, 1968.
  • Darker: Poems, Atheneum, 1970.
  • The Story of Our Lives, Atheneum, 1973.
  • The Sargeantville Notebook, Burning Deck, 1974.
  • Elegy for My Father, Windhover, 1978.
  • The Late Hour, Atheneum, 1978.
  • Selected Poems, Atheneum, 1980.
  • The Continuous Life, Knopf (New York), 1990.
  • The Monument, Ecco Press, 1991.
  • Reasons for Moving, Darker, and the Sargeantville Notebook, Knopf, 1992.
  • Dark Harbor: A Poem, Knopf, 1993.
  • Blizzard of One: Poems, Knopf, 1998.
  • 89 Clouds (single poem), monotypes by Wendy Mark and introduction by Thomas Hoving, ACA Galleries (New York), 1999.
  • Man and Camel, Knopf, 2005.
  • New Selected Poems, Knopf, 2007.
Also author of New Poems, 1990, and Chicken, Shadow, Moon & More (poems with illustrations by the author), 2000.

CHILDREN'S BOOKS
  • The Planet of Lost Things, illustrated by William Pene du Bois, C. N. Potter, 1982.
  • The Night Book, illustrated by Pene du Bois, C. N. Potter, 1983.
  • Rembrandt Takes a Walk, illustrated by Red Grooms, C. N. Potter, 1986.
OTHER
  • (Editor) The Contemporary American Poets, New American Library, 1968.
  • (Editor) New Poetry of Mexico, Dutton, 1970.
  • (Editor and translator) 18 Poems from the Quechua, Halty Ferguson, 1971.
  • (Editor and translator) Rafael Alberti, The Owl's Insomnia, Atheneum, 1973.
  • (Editor with Charles Simic) Another Republic: Seventeen European and South American Writers, Ecco, 1976.
  • (Translator) Carlos Drummond de Andrade, Souvenir of the Ancient World, Antaeus Editions, 1976.
  • The Monument (prose), Ecco, 1978.
  • (Contributor) Claims for Poetry, edited by Donald Hall, University of Michigan Press, 1982.
  • (Editor) The Art of the Real (art criticism), C. N. Potter, 1983.
  • Mr. and Mrs. Baby and Other Stories (short stories), Knopf, 1985.
  • (Editor with Thomas Colchie; translator with Elizabeth Bishop, Colchie, and Gregory Rabassa) Carlos Drummond de Andrade, Traveling in the Family, Random House, 1987.
  • William Bailey (art criticism), Abrams, 1987.
  • (Editor) The Best American Poetry, 1991, Macmillan, 1991.
  • (Contributor) Within This Garden: Photographs by Ruth Thorne-Thomsen, Columbia College Chicago/Aperture Foundation, 1993.
  • (Editor) Golden Ecco Anthology, Ecco Press, 1994.
  • Hopper (art criticism), Ecco Press, 1994.
  • (Editor with Eavan Boland) The Making of a Poem: A Norton Anthology of Poetic Forms, Norton (New York), 2000.
  • The Weather of Words: Poetic Invention, Knopf, 2000.
  • (Translator) Looking for Poetry: Poems by Carlos Drummond de Andrade and Rafael Alberti, with Songs from the Quechua, Knopf, 2002.
  • (Editor) 100 Great Poems of the Twentieth Century, Norton (New York), 2005.

martedì 19 aprile 2011

Έχω φάει ποίηση! Mangiare poesia, in lingua greca

                                        
                                     Έχω φάει ποίηση!
 
Μελάνι τρέχει από τις άκρες του στόματός μου. Δεν υπάρχει ευτυχία σαν τη δική μου. Έχω φάει ποίηση!


Inchiostro cola dagli angoli della mia bocca. Non c'è felicità come la mia. Mangio poesia!

 

domenica 17 aprile 2011

89 CLOUDS, 89 NUVOLE ( ma qui ne abbiamo solo 24...) MARK STRAND




Foto originale by Gabriele Pancirolli : Le dita rosate dell' aurora)
1. Una nuvola non è mai uno specchio

2. Le parole sulle nuvole sono nuvole loro stesse

3. Se nevica in una nuvola, solo la nuvola lo sa

4. Per ogni nuvola c’è un’altra nuvola

5. Una nuvola sogna solo triangoli

6. Una nuvola è una stagione di bianco

7. Lo sfolgorio delle nuvole è falsità

8. Le nuvole sono state disossate

9. Al museo delle nuvole è esposta solo Biancaneve

10. Le nuvole sono frutta soffice

11. Lo scorrere delle nuvole è come pomeriggio dopo pomeriggio



12. Se un pappagallo si perde in una nuvola diviene  arcobaleno

13. Le nuvole sono innamorate degli orizzonti

14. Si parla in una nuvola come in un telefono

15. Un cielo senza nuvole è calvo e azzurro

16. Le nuvole del mare profumano di mare

17. Le nuvole sono nobili e inquiete

18. La nuvola che se n’era andata non sarebbe più tornata

19. Il dolore delle nuvole non riusciamo nemmeno a immaginarcelo

20. Le nuvole sono pensieri senza parole

21. Le nuvole sono schiave del vento

22. Una nuvola senza forma è sempre aperta

23. Le nuvole sono trascinate da uccelli invisibili


24. Se le nuvole avessero braccia, abbraccerebbero


New York: ACA Galleries, 1999. 1/20 Hardcover An as-new copy without printed dust jacket as issued, one of only 20 copies specially bound with an original signed monotype by Wendy Mark laid into a pocket at the back of the book, which is also signed by Strand and Mark. A lovely book with text by Mark Strand and reproductions of monotypes by Wendy Mark. by both Mark Strand and Wendy Mark. Text by Strand is complemented by reproductions of monotypes by Mark. (Item ID: 791) 

giovedì 14 aprile 2011

domenica 10 aprile 2011

Orpheus Alone, Mark Strand reading

                 
              Orpheus Alone



It was an adventure much could be made of: a walk
On the shores of the darkest known river,
Among the hooded, shoving crowds, by steaming rocks
And rows of ruined huts half buried in the muck;
Then to the great court with its marble yard
Whose emptiness gave him the creeps, and to sit there
In the sunken silence of the place and speak
Of what he had lost, what he still possessed of his loss,
And, then, pulling out all the stops, describing her eyes,
Her forehead where the golden light of evening spread,
The curve of her neck, the slope of her shoulders, everything
Down to her thighs and calves, letting the words come,
As if lifted from sleep, to drift upstream,
Against the water's will, where all the condemned
And pointless labor, stunned by his voice's cadence,
Would come to a halt, and even the crazed, disheveled
Furies, for the first time, would weep, and the soot-filled
Air would clear just enough for her, the lost bride,
To step through the image of herself and be seen in the light.
As everyone knows, this was the first great poem,
Which was followed by days of sitting around
In the houses of friends, with his head back, his eyes
Closed, trying to will her return, but finding
Only himself, again and again, trapped
In the chill of his loss, and, finally,
Without a word, taking off to wander the hills
Outside of town, where he stayed until he had shaken
The image of love and put in its place the world
As he wished it would be, urging its shape and measure
Into speech of such newness that the world was swayed,
And trees suddenly appeared in the bare place
Where he spoke and lifted their limbs and swept
The tender grass with the gowns of their shade,
And stones, weightless for once, came and set themselves there,
And small animals lay in the miraculous fields of grain
And aisles of corn, and slept. The voice of light
Had come forth from the body of fire, and each thing
Rose from its depths and shone as it never had.
And that was the second great poem,
Which no one recalls anymore. The third and greatest
Came into the world as the world, out of the unsayable,
Invisible source of all longing to be; it came
As things come that will perish, to be seen or heard
Awhile, like the coating of frost or the movement
Of wind, and then no more; it came in the middle of sleep
Like a door to the infinite, and, circled by flame,
Came again at the moment of waking, and, sometimes,
Remote and small, it came as a vision with trees
By a weaving stream, brushing the bank
With their violet shade, with somebody’s limbs
Scattered among the matted, mildewed leaves nearby,
With his severed head rolling under the waves,
Breaking the shifting columns of light into a swirl
Of slivers and flecks; it came in a language
Untouched by pity, in lines, lavish and dark,
Where death is reborn and sent into the world as a gift,
So the future, with no voice of its own, nor hope
Of ever becoming more than it will be, might mourn.

mercoledì 6 aprile 2011

Mark Strand: Five Poems on the BOSTON REVIEW

Clear In the September Light

A man stands under a tree, looking at a small house not far away. He flaps his arms as if he were a bird, maybe signaling someone we cannot see. He could be yelling, but since we hear nothing, he probably is not. Now the wind sends a shiver through the tree, and flattens the grass. The man falls to his knees and pounds the ground with his fists. A dog comes and sits beside him, and the man stands, once again flapping his arms. What he does has nothing to do with me. His desperation is not my desperation. I do not stand under trees and look at small houses. I have no dog.

Chiaro nella luce di settembre


Un uomo fermo sotto un albero guarda una piccola casa non lungi. Sbatte le braccia come se fosse un uccello, forse fa dei segnali a qualcuno che non possiamo vedere.  Forse urla, ma dato che non sentiamo nulla, probabilmente non urla. Ora il vento manda un brivido attraverso l' albero, e appiattisce l'erba. L' uomo si inginocchia e colpisce la terra con i pugni. Arriva un cane che gli si accuccia accanto, e l' uomo sbatte di nuovo le braccia. Quel che egli fa non ha nulla a che fare con me. La sua disperazione non è la mia disperazione. Io non sto sotto gli alberi e non guardo piccole case. Io non ho nessun cane.

Traduzione A. Pancirolli






                                              F I V E P O E M S of Mark Strand









The most alluring qualities in Strand’s early lyrics—clean lines, taut narratives, and carefully framed mise-en-scènes—also marks his most recent poems, which, with a deepened pathos and heightened polish, work over a good deal more of life lived, sights seen, women loved, children grown, friends dead or dying, and the author’s own mortality... 

...Strand absorbed the music of many illustrious precursors—Elizabeth Bishop, Wallace Stevens, Giacomo Leopardi, Fernando Pessoa, Rafael Alberti (of whom he is our foremost English translator)—in shaping his own voice. He is also among the first and most important North American poets whose crucial influences were as much Latin American as European. Canadian by birth, widely traveled, Strand is, by training and instinct, among the most international of American poets.                                                    




from THE BOSTON REVIEW

giovedì 24 marzo 2011

nuova antologia della poesia americana, a cura di Mark Strand e Damiano Abeni

West                                       
of your
cities 

L' ultima antologia della poesia americana,  Poesia degli Ultimi Americani della Pivano,risale a quaranta anni fa:
i Beat ( Allen Ginsberg e Gregory Corso) ,i "Black Mountains poets" (Charles Olson e Robert Creely) , e la "New York School"  ( John Ashbery, Frank O'Hara e Kenneth Koch).
In questa nuova antologia , West of your cities, Mark Strand e Damiano Abeni  ci aggiorano sulle più varie tendenze della poesia statumitense.:
         
Frank Bidart, Louise Gluck, Jorie Graham, Robert Hass, John Koethe, Heather McHugh, Robert Pinsky, Charles Simic, Mark Strand, James Tate, C.K. Williams, Charles Wright.
                                                                                               
PIVANO Fernanda:
POESIA degli ULTIMI AMERICANI
Feltrinelli 1973, I° ed. in universale economica
(I° ed. it. Feltrinelli 1964)
In-16, p. 370, testo originale a fronte 
                                                                   

sabato 12 marzo 2011

The Mysterious Arrival of an Unusual Letter, M. Strand, trad. A Pancirolli

The Mysterious Arrival of an Unusual Letter

L' Arrivo Misterioso di una Lettera Insolita


 

It had been a long day at the office and a long ride back to the small apartment where I lived. When I got...there I flicked on the light...

C' era stato un giorno pesante in ufficio ed una lunga passeggiata per tornare all'appartamento dove abitavo. Quando accesi la luce vidi sul tavolo una busta col mio nome scritto sopra. Dove era l' orologio? Dove era il calendario? La scrittura era di mio padre , ma era morto da quarant'anni. Poteva essere, iniziai a pensare, poteva essere che fosse vivo, vivendo segretamente in qualche posto. Come altrimenti spiegare la busta?
Per calmarmi, mi sedetti, apriì la busta e presi la lettera. " Caro figlio!- iniziava. " Caro figlio", poi niente altro.

lunedì 7 marzo 2011

Monk Books - Mark Strand from Adele Kenny's poetry blog

                                     MISTERY AND SOLITUDE IN TOPEKA


 AdeleKenny's poetry blog

 MonkBooks.

Il logo de Monk Book






                 

E' stato appena presentato, per i tipi de Monk Books, il nuovo libro di M. Strand MISTERY and SOLITUDE in TOPEKA, nove poesie in prosa e quattro disegni originali di M.Strand; una preziosa tiratura di solo 200 copie.

dalla presentazione di Monk Book:
Monk Books is a poetry press founded in October 2010 with a mission to make books as deliberate and artful as the texts within. We publish the best of contemporary and out-of-print poetry in elegant, limited-edition chapbooks and broadsides.
CHAPBOOKS
Our first title will be Mystery and Solitude in Topeka by Mark Strand, featuring new prose poems and original collages by the author


La copertina del libro disegnata da M.Strand

domenica 6 marzo 2011

Mark Strand, My Mother on an Evening in Late Summer

Il ricordo della madre ha molto influenzato la poetica di M. Strand:

...
my mother, with her hair in a bun,
her face in shadow, and the smoke
from their cigarette coiling close
to the faint yellow sheen of her dress,
stands hear the house
and watches the seepage of late light
down through the sedges
the last gray islands of cloud
taken from view, and the wind
ruffling the moon's ash-colored coat
on the black bay.




mia madre, con i capelli raccolti,
il  viso nell'ombra,  ed il fumo
della sua sigaretta  che avvolge
la splendore giallo chiaro del suo vestito,
ferma accanto alla casa
guarda gocce di luce morente
attraverso le siepi,
le ultime isole grigie di nuvole
che svaniscono, ed il vento che
increspa  il manto cinereo della luna
sulla baia nera.

                                  traduzione A.Pancirolli